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Kickboxer: Vengeance. Caro Jean Claude, ti scrivo…

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Kickboxer

Mettiamola così. Il film che ti ha rilanciato raccontava di quanto fossi, perdona la schiettezza, un fallito. Da quel film sono passati otto anni. Non pochi. Nel frattempo, grazie a questa inaspettata seconda chance, c’hai tenuto a sbagliare più o meno – come dire – tutto. No, perché, abbi pazienza Jean Claude, ma dal 2008 ad oggi hai fatto un botto di film. E se escludiamo gli Universal Soldiers, il resto lo possiamo pure buttare nella monnezza. O no? Cioè, poi figurati, io ero tra quelli che spiegava a tutti che quel tuo calcio volante finale in fazza a Stallone ne I Mercenari 2 valeva da solo il prezzo del biglietto, ma tu poi hai preso parte a roba come Benvenuti nella Giungla, U.F.O., Swelter… Hai voglia a farsela prendere bene e stare lì, tutte le volte, a sperare nel capolavoro. Non te la prendere, però dopo otto anni dal tuo rilancio – oh, otto anni – il tuo progetto più importante è una serie televisiva tratta proprio dal film che ti ha rilanciato. In cui si evince che non ce l’hai fatta. Per altro, come vi ha spiegato il nostro JCVG, col rischio che la serie non vada neanche in porto. Cioè, è un corto circuito talmente gigantesco che mi risulta impossibile guardare la locandina della tua nuova serie, con quella tua faccia pesta, quei tuoi occhi privi di élan vital, senza provare un moto di reale commozione… Mi capisci, Jean Claude?

Meanwhile JCVD s'è trasformato in Takashi Miike

Meanwhile JCVD s’è trasformato in Takashi Miike

Per questo motivo, e per tutti quelli elencati da Nanni Cobretti in un vecchio post, aspettavo Kickboxer: Vengeance con una certa apprensione. Perché scherza coi fanti ma lascia stare i santi. Perché noi della vecchia guardia, Jean Claude, siamo cresciuti con quel tuo film. Perché va bene che adesso ogni tanto qualcuno mette la gif di te che balli al bar tutto ubriaco per far ridere, ma per noi quella era una roba seria. Altro l’ironia controintuitiva post non so cosa e baffetti a manubrio. Per noi quella era una roba talmente seria che abbiamo digerito pure Il Ragazzo dal Kimono d’Oro. Ti rendi conto, Jean Claude?  Kim Rossi Stuart. Sì, quello che è in sala adesso con un film “onirico”, che già dal trailer capisci che è tutta una scusa per fare un film in cui il suo ego si scopa tre fighe, all’epoca era la tua exploitation, la tua copia della copia, un tuo succedaneo per noi poveri spettatori in crisi d’astinenza. E certe cose noi non le dimentichiamo. Certo, a questo punto aspettarsi un capolavoro sarebbe da matti suonati. Eppure qualcosa dentro al nostro spirito guerriero, ancor si agita. Ed è con la disillusione nel cuore ma l’amore negli occhi che mi sono messo a guardare Kickboxer: Vengeance.

Grafici di un certi livello

Grafici di un certi livello

Si parte nel migliore dei modi possibili. Siamo in un paese pieno di cinesi, tipo la Thailandia. Da una gondola scende un ragazzone americano talmente giusto che porta lo zaino su una spalla sola. Egli si reca in un posto tutto diroccato, che scopriamo essere la scuola di botte di Tong Po, il boss delle botte! Dopo aver combattuto con uno ubriaco e uno coi dread, il ragazzone viene accettato alla corte degli allievi di Tong Po e comincia ad allenarsi. Gli allenamenti sono ovviamente durissimi, ma il nostro ragazzone ce la mette tutta e – dopo qualche problema iniziale – sembra essere accettato dal gruppo. Nel frattempo tutti rimangono ipnotizzati dal nuovo Tong Po, il quale dorme in una suite con due fighe, ha un suo presentatore personale e, al minuto 4, si esibisce in una sorta di remake della famosa sequenza in cui il vecchio Tong Po tirava le ginocchiate alla colonna di marmi facendo cadere l’intonaco. Insomma, il nuovo Tong Po è piuttosto pazzeschissimo. D’altra parte è… Dave Bautista! Coi dread!

Va bene così, zio

Va bene così, zio

Solo che, colpo di scena, il ragazzone in realtà non vuole diventare discepolo di Tong Po, ma ucciderlo! Perché? Perché Tong Po gli ha ucciso il fratello! Facciamo ordine con un  bel flashback. Il nostro ragazzone protagonista è Kurt Sloane, fratello del famoso lottatore Eric Sloane. Quest’ultimo, dopo aver vinto la cintura dei campionissimi, è stato convinto da Gina Carano – che nel film si chiama Marcia – ad andare in Thailandia ad affrontare questo lottatore invincibile. “Uff, figurati se è invincibile! Io sono il campione del mondo!”. E infatti va in Thailandia e muore male per mano di Tong Po. Ed è dunque per vendicare il fratello morto male che Kurt ha fatto finta di voler diventare allievo di Tong Po. Per avvicinarlo e spraragli! Sparargli? Sì, giuro! Kurt vorrebbe uccidere il suo mortale nemico, il colpevole della morte di suo fratello, con una pistolina! Ma l’onore del guerriero? Il codice morale che impone al protagonista di affrontare la sua nemesi ad armi pari? Tutto alle ortiche, tutto dimenticato. E infatti Tong Po umilia il nostro Kurt in pochi secondi e il nostro si ritrova da solo, sconfitto e nelle mani della polizia (per la precisione nella mani di una poliziotta fregna che risponde al nome di Sara Malakul Lane). Dovrebbe tornare negli Stati Uniti. Dovrebbe mettere una pietra sopra a questa brutta storia del fratello ucciso male, mettersi l’anima in pace a andare avanti con la sua vita. Ma le cose non andranno così.

Cose mai fatte prima!

Cose mai fatte prima!

Kurt riesce ad incontrare colui che ha allenato suo fratello per l’incontro con Tong Po, il mitologico Maestro Durand! Cioè, Van Damme con gli occhiali da sole e un cappello da pensionato in testa! E, anche se Durand evidentemente non ha fatto un buonissimo lavoro, Kurt ci tiene molto a farsi allenare da quello che ha fatto uccidere suo fratello. Inizialmente, non ci crederete mai, Durand non vuole fargli da Maestro. C’è tutta la questione che per lui Eric è stato un figlio, e la sconfitta, e la perdita, e gli affetti… Ma dopo aver gonfiato come una zampogna il povero, sotto la pioggia più finta che si sia mai vista su grande schermo, accetta. Il resto del film ve lo potete tranquillamente immaginare da soli: allenamenti incredibili, sottotrama inutile, altri allenamenti pazzeschi, sequenza al bar senza balletto, sottotrama inutile, allenamenti sempre più difficilissimi, scopata con la poliziotta, momento di difficoltà, sottotrama inutile, riconquista della propria fiducia, scontro finale.

JC spiega a quel babbo di Moussi come si pigliano le noci

JC spiega a quel babbo di Moussi come si pigliano le noci

Kickboxer: Vengeance è un onestissimo film di botte che, al netto della pesante eredità che si porta appresso, riesce a portare a casa il risultato. Cioè, è chiaro che non ha neanche lontanamente la possibilità di lasciare, come fece l’originale, un segno indelebile nella Storia del Cinema, ma sono comunque 90 minuti (titoli di coda compresi) più che piacevoli. Per capire meglio i meriti di Kickboxer: Vengeance vi elencherò quelli che sono invece i suoi limiti. Partiamo da quello più evidente. Alain Moussi ha lo stesso carisma del mio armadio di casa. Che per altro non è uno degli armadi più carismatici che io abbia mai avuto. Fa dei gran numeri, è in forma smagliante, si impegna ma è un gran giandonazzo. C’è poco da fare. Chiunque nel film è più interessante di lui: il lottatore ubriacone, George St. Pierre, è mille volte meglio e lo si vede per dodici minuti di film (tra cui un piccolo ma ottimo momento contro JC). Non sarebbe un problema se non fosse che Jean Claude sceglie di interpretare il suo Durand a sottrarre, in modo quasi minimale. Non c’è nessuno sbrocco, nessun momento di pazzia ma un personaggio piuttosto monocorde che non si spiega per quale motivo è lì ad allenare giovani americani volenterosi di spaccare di noci l’imbattibile Tong Po. Il quale risulta essere il migliore del gruppo SENZA FARE NIENTE. Bautista, come sappiamo, ha una cazzo di presenza scenica di quelle invidiabili e la sfrutta al massimo fondamentalmente camminando e guardando male tutti quelli che gli capitano sotto. Fa solo quello, giuro. Ma è comunque nettamente l’attore più bravo.

I fratelli Giandone

I fratelli Giandone

Dal punto di vista della messa in scena, Kickboxer: Vengeance è piuttosto debole. Le coreografie ci sono, gli atleti sono tutti preparatissimi e le mazzate non mancano, peccato che il regista, John Stockwell – quello che faceva Cougar in Top Gun e già dietro la macchina da presa tra le altre cose per Turistas – sia piuttosto imbranato nella gestione dei combattimenti. Ogni volta che un colpo va a segno lo si perde in una marea di stacchi inutili e movimenti azzardati.   Non sono brutti, sia chiaro, ma non ingrana mai come dovrebbe e si ha sempre l’impressione che manchi qualcosa. Meglio non dire nulla sugli effetti speciali su cui è costruita la fantasiosa sequenza con gli elefanti… Ah, giuro non si spiega per quale motivo ci sia Gina Carano, visto che non le fanno menare manco un pattone a nessuno e a recitare non è che sia proprio Kate Winslet. Michel Qissi, il vecchio Tong Po, compare per sei secondi e ha una battuta sola, rivolta a Van Damme: “Forget about me?”. Ti sei dimenticato di me? Poverone. Nei titoli di coda si vede la famosa sequenza del ballo di Van Damme in quel bel bar e in split screen si vede Alain Moussi che tenta di imitarlo. Una pena che non vi dico. Vebbè, regaz, io son già in ansia per il prossimo Kickboxer: Retaliation.

Verguenza

Verguenza

DVD-quote:

“Spin off su Bautista subito!”
Casanova Wong Kar-Wai, i400Calci.com

>> IMDb Trailer


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